Adriana Valerio, teologa napoletana, e “Il potere delle donne nella Chiesa. Giuditta, Chiara e le altre”

NAPOLI - “Il potere delle donne nella Chiesa. Giuditta, Chiara e le altre” è l’ultima fatica di Adriana Valerio, teologa napoletana, da anni impegnata nella ricostruzione del ruolo e dell’immagine della donna nei testi sacri. Edito da Laterza, il volume, in 160 pagine, attraverso l’esempio di straordinarie figure femminili, spiega perché sia giusto che anche le donne abbiano ruoli di potere e decisionali all’interno della sfera ecclesiastica. L'opera è da qualche giorno disponibile anche in streaming, sulla piattaforma digitale "Lea" della casa editrice Laterza, grazie alla quale si potrà avere con l’autrice un dialogo interattivo e multimediale. Tra le prime italiane laureate in teologia, Valerio dalla fine degli anni '80 ha posto al centro del dibattito la questione della storia dell'esegesi femminile, divenendo una delle più riconosciute esperte nel campo.

Ha all’attivo decine di libri e di saggi che scrive alternando studio, ricerca e insegnamento all’Università di Napoli “Federico II” dove ha la cattedra di Storia del Cristianesimo e delle Chiese. Chiamata a tenere conferenze in Italia e nel mondo, è stata tra le fondatrici del Coordinamento delle teologhe italiane, dal 2003 al 2007 è stata presidente dell'Associazione Femminile Europea per la Ricerca Teologica e presidente emerita della Fondazione Valerio per la Storia delle Donne, (2003-2013), nata nel 2003 dall'esigenza di incentivare e sostenere gli studi relativi alla storia delle donne nei suoi molteplici e variegati aspetti.

«Il recente intervento di papa Francesco – ha spiegato la teologa -, volto a istituire una commissione di studio sul diaconato femminile, e la sottolineatura della necessità di coinvolgere le donne nei processi decisionali, hanno reso quanto mai attuale la problematica della presenza delle donne nel governo della Chiesa. Hanno riaperto questioni antiche, suscitando speranze e opposizioni che, ancora una volta, indicano come la posta in gioco sia il potere. Se, infatti, il ministero fosse realmente inteso e vissuto come servizio non ci sarebbe alcun ostacolo per consentirlo anche alle donne. Ma evidentemente non è così. Le donne rimangono “a servizio”, ma non hanno alcun ruolo decisionale. 

Del resto, se il potere clericale fosse giudicato come cosa negativa lo sarebbe anche per gli uomini; se, al contrario, è inteso come “responsabilità di servizio ordinato alla comunità dei fedeli” non si comprende perché le donne debbano esserne escluse».

Una storia vecchia di millenni che vedeva e continua a vedere le donne al servizio e gli uomini al potere. Cosa ancora può significare ricostruire oggi una storia della Chiesa con un'ottica di genere? 

«Gli episodi del passato – aggiunge la teologa - fanno emergere tanto gli aspetti politici e sociali legati all'esercizio del potere nella Chiesa quanto la presenza viva e combattiva delle donne impegnate nei tanti cammini di fede. Lo sguardo retrospettivo su questa storia, con i suoi intrecci tra femminile e maschile, interroga il presente e, allo stesso tempo, apre a più coraggiose indicazioni per il futuro. È la non più sostenibile visione del mondo che nella Chiesa resta fortemente ancorata ad un tempo arcaico e che non s’intende, in alcun modo, mutare».

In nove capitoli, l’autrice spiega se sia giusto che le donne aspirino al potere così come gli uomini l'hanno configurato oppure se la Chiesa debba riscoprire il valore profondo del Vangelo riconoscendo, con pari dignità, il contributo delle donne e degli uomini e operare non per il potere ma esclusivamente per il servizio.

di Nadia Verdile

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